La Lectio Magistralis del Legno: l’Arte Liutaria secondo il Maestro Giobatta Morassi

13 ott 2025

Siamo nel giugno del 2015 quando viene conferita la Laurea Magistrale Honoris Causa al Maestro Giobatta Morassi dall’Università degli Studi di Udine, laurea riconosciuta per i grandi meriti del Maestro Liutaio. La lectio è scandita in tre parti: la prima riguarda sin da giovanissimo la sua esperienza diretta del legno; la seconda è relativa al suo approccio alla liuteria e alla sua presenza a Cremona; nella terza prende in considerazione la liuteria come forma d’arte.

Si è volutamente atteso a farne menzione: solo la rivista online Il Suono e l’Arte poteva dare la giusta diffusione al testo della prolusione dell’allora dottorando Maestro Morassi.

Il riconoscimento ad un liutaio, che aveva reso ancora una volta grande Cremona con la sua arte, va dovutamente menzionato. La tradizione liutaria non va confinata solo al passato, ma è un saper-fare vivo che raggiunge ancor oggi i vertici dell’arte come sostiene il Dottor Morassi. Nel suo caso la liuteria è arte. 

La liuteria per Giobatta Morassi 

Lo strumento musicale consente alla musica d’essere fruita. Lo strumento non è un mero attrezzo, ma il timbro conferisce identità al brano musicale, nelle mani del compositore il suono supporta l’ispirazione, in quelle dell’interprete suggerisce l’esecuzione, al fruitore crea le condizioni per un coinvolgimento attivo. La musica non solo si ascolta, ma, il tempo in cui la si percepisce, è tempo esistenziale: è tempo vissuto in cui l’arte dei suoni implica la partecipazione. L’attenzione viene richiamata suscitando l’immaginazione e, al contempo, il sentimento estetico.  In questo consta la forza dell’arte.

In quest’ottica ho imparato da Morassi ad aprirmi alla liuteria. Definirla solo una forma di artigianato artistico, quando raggiunge questi risultati, è riduttivo.  

La foresta

Intessere le lodi potrebbe apparire solo una forma di piaggeria. È opportuno quindi seguire il testo della lectio del Dr. Giobatta Morassi. Nella sua esposizione egli parte dalla conoscenza del legno, del legno delle foreste di Tarvisio e di Paneveggio:

Il legno possiede caratteristiche che le mani del liutaio rivela. Nel rivelarle il legno assume nuova forma. Quanto detto da Michelangelo rispetto al marmo e alla statua altrettanto lo si può dire per il rapporto fra il legno e il violino. Solo è doverosa una precisazione. La statua, se effettivamente già si trova dentro la pietra, assume forma solo perché lo scultore sa cosa eliminare dal blocco di marmo. Il rapporto fra materia e artista o artigiano comporta che la prima sia conveniente allo scopo. Poi l’artifex deve avere un’idea e adeguate capacità per realizzarla. Così, la materia assume nuova identità: quella dell’opera. È impensabile un liutaio senza un blocco di abete. Nel legno c’è la potenzialità del suono, nell’opera del liutaio c’è l’attuazione di un progetto. Il legno non ha la sonorità dello strumento, ma se nel legno non ci fosse la potenzialità della voce a nulla varrebbe l’abilità del liutaio. Ecco perché è necessario partire dal legno, meglio ancora dall’albero.”

Non si tratta per il dr. Morassi di far sfoggio del proprio sapere, ma egli prende le mosse dalla sua esperienza che s’intreccia con la sua arte.  La prima, a sollecitare il suo interesse per la liuteria, è stata la foresta. Così, osserva come sia il materiale (il legno) a dare l’identità primaria ad uno strumento.

“Si tratta di quell’ imprinting che viene ancor prima della sua lavorazione.”

Emerge la consapevolezza che la materia possiede una propria identità, non è materiale informe, ma in essa si racchiudono potenzialità che vanno svelate dall’artista. 

Il legno

Le parole sin qui, mentre sono cariche di considerazioni importanti, rimangono nel vago e Morassi avverte l’esigenza di approfondire, di dare un proprio concreto contributo. 

“C’è poi un argomento che sovente viene ripreso. Si tratta del tema delle “indentature”. Molti ritengono che queste “indentature” o zigrinature conferiscano al legno qualità acustiche superiori. Gli alberi che presentano tali caratteri vengono definiti “abete maschio”. In vero, personalmente, ho potuto constatare che gli abeti delle foreste di Tarvisio e di Paneveggio possiedono qualità acustiche proprie. Poca importanza si deve attribuire alle “indentature”; invece, si deve notare che, se ci si sposta, ad esempio, verso i paesi del nord-est europeo, le qualità acustiche degli abeti pian piano diminuiscono.” 

Ma vi è una seconda osservazione che viene ripresa dal Maestro: si tratta dei “raggi midollari”.

Lo spacco che segue il raggio midollare è pulito: netto. È la natura a suggerire come procedere. Si tratta di seguirne i suggerimenti, si tratta d’averne rispetto per scoprirne i segreti. Un vecchio adagio dice “seguire il verso del legno”, ebbene è proprio il legno ad indicare i metodi di lavorazione. L’occhio impara a vedere e a riconoscere. Vanno rispettate regole precise. Ad esempio, il periodo di abbattimento della pianta deve seguire le fasi lunari, indicazione questa conosciuta e applicata anche dagli antichi, anche se la scienza, a tutt’oggi, non ne attribuisce significativo valore.

Con la modestia, che solo i grandi uomini hanno, Giobatta fa riferimento alle istituzioni che studiano le caratteristiche delle piante. Non si sottrae mai alla ricerca scientifica. La sua curiosità gli consente di essere sempre aperto alle scoperte per saperne fare uso comparandole con le sue dirette esperienze. 

La tradizione

 A me tocca osservare come il tema della “tradizione” in lui prenda un significato più profondo rispetto a quello in uso. Non si tratta infatti solo di ripetere pedestremente un saper-fare, ma a questo si devono aggiungere tutte quelle conoscenze, competenze e abilità che consentono d’affrontare con maggior consapevolezza il proprio immaginario estetico. Il saper-fare si avvale di ogni approfondimento e riesce a declinare assieme “sapere” e “fare” per raggiungere quell’unità che permette di passare “dalla teoria alla prassi”. 

Oltre la conoscenza del legno 

La Lectio, sempre attenta a coniugare le competenze liutarie a quelle maturate durante la sua esperienza prosegue trattando del suo approccio alla liuteria, attraverso il Friuli e Venezia, e alla sua maturità che in Cremona ha avuto compimento. 

Dopo aver ripercorso le tappe fondamentali il Dr. Maestro Giobatta Morassi passa a riflettere sull’arte liutaria. 

Le successive osservazioni: il suo approccio personale alla liuteria, le considerazioni sull’arte liutaria. 

Chi scrive ha ritenuto opportuno presentare solo il primo argomento: il legno. Si è riservata di attendere per procedere solo successivamente ad affrontare i due percorsi che seguono nel suo scritto: il suo approccio personale alla liuteria, le considerazioni sull’arte liutaria. 

Si ritiene che la lezione di Morassi non possa essere limitata ad una sintesi semplificata quando, al contrario, va affrontata come “pensiero complesso”, pensiero che ancor oggi costituisce motivo di confronto fra i maestri liutai e fra chiunque voglia approfondire l’arte liutaria.  Morassi ancor oggi rende vivo il saper-fare attraverso il suo insegnamento e l’eredità che ha lasciato all’A.L.I. e a chiunque a lui si avvicini per conoscerne la sua arte. 

Pertanto, cerchiamo di seguire lo sviluppo del suo pensiero. Si vuole infatti istaurare un fecondo colloquio che nella sua prolusione Morassi ha voluto lasciarci come traccia. Tanti sono i suoi discepoli; a loro chiedo di riflettere sulla lectio seguendone lo sviluppo, ma soprattutto regalando ulteriori indicazioni che arricchiscano la conoscenza e la memoria del Maestro. 

Il tema del legno è la primaria questione che è doveroso affrontare e che solo chi è stato alla sua scuola può testimoniare. Personalmente, sono disponibile a ricevere indicazioni, memorie e argomentazioni. Fiduciosa rimango in attesa. 

 

 

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Anna Lucia Maramotti Politi

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