Uno splendido violino di Fiorini allo stand dell'ALI: ecco la sua storia

24 set 2025
Violino Fiorini

In occasione della manifestazione fieristica Cremona Musica International Exhibitions and Festival edizione 2025, l'A.L.I. (Associazione Liutaria Italiana) sarà presente al polo fieristico cremonese con uno stand ove, oltre ai lavori dei soci componenti l'associazione, nel continuare un'opera di sensibilizzazione storica che lo scorso anno aveva rappresentato la figura di Ansaldo Poggi con un convegno e mostra presso il Museo del Comune di Medicina, quest'anno avrà il piacere di ospitare un raro violino di Raffaele Fiorini Bologna 1897.

Egli può essere considerato il capostipite della terza epoca d'oro della liuteria, dopo quella bresciana/bergamasca e quella cremonese, la liuteria bolognese è senza alcun dubbio quella che apre le porte alla rinascita della liuteria del '900.

Quando si parla di liuteria s'intende far riferimento a un'attività artigianale, in cui la manualità s'associa all'intuizione artistica, in virtù della costruzione di un manufatto funzionale, che è appunto lo strumento musicale. Il liutaio che costruisce strumenti musicali, può a ragione essere considerato a tutti gli effetti un artista, un creatore di opere d' arte.

Già nel 1600/1700 l'area geografica particolarmente attiva dal punto di vista della musica e della liuteria era senz'altro la città di Bologna. L'accademia filarmonica di Bologna, fondata dal nobile Vincenzo Maria Carrati e situata a Palazzo Carrati, é una delle più antiche istituzioni musicali d'Europa, conosciuta per aver formato musicisti di fama mondiale come W. A. Mozart e Carlo Broschi detto il Farinelli. Bologna contava al suo attivo quasi trecento botteghe di artigiani dediti alla costruzione di strumenti musicali, in particolare liuti e simili e la liuteria era al suo massimo splendore.

 Ma è la città di Cremona che oggi tutto il mondo musicale conosce, famosa per i suoi antichi artefici, la bottega degli Amati e la tradizione dei suoi continuatori, quali Andrea Guarneri, Francesco Ruggeri, Antonio Stradivari, Domenico Montagnana e altri. Tuttavia, dalla fine del '700, la città si trova ad affrontare un lungo periodo di decadenza, a tal punto che, un secolo dopo circa, a Cremona sopravvivono pochi autori, quali i Ceruti, Pietro Grulli, Giuseppe Beltrami e pochi altri.

Nel frattempo in Europa iniziano a sorgere scuole di liuteria che si affermano indipendentemente da Cremona e rivendicano il loro primato in questa attività. In Italia erano presenti, in varie regioni, artigiani dediti alla costruzione di strumenti musicali, senza però raggiungere livelli d'alta perfezione come in passato. L'ambito bolognese sul finire dell'800 porta a una svolta che condizionerà tutta la rinascita del successivo '900.

Nel 1868 si trasferisce nella città di Bologna Raffaele Fiorini (1828-1898) con la famiglia. Fino a quell'anno egli aveva svolto l'attività di mugnaio nel comune di Bazzano, all'interno del Mulino della Sega, ai bordi del canal Torbido, dove nel 1861 era nato il figlio Giuseppe, che sarà colui che condizionerà la rinascita di questa antica arte sul territorio nazionale e non solo. A Bologna Raffaele Fiorini aprì bottega in centro storico presso le scuderie di Palazzo Pepoli e dopo pochi anni, si fece conoscere come un abile costruttore.

la lavorazione dei suoi strumenti, pur essendo forte e personale, è ammorbida nei suoi dettagli, con una sguscia stretta dei piani armonici, le teste profondamente scolpite e rifinite con uno smusso fine arrotondato. Il taglio dei fori armonici avrà anch'esso profonda influenza sulla tradizione locale, con le aste rastremate, e gli occhi elegantemente ovalizzati. La vernice di Raffaele Fiorini è di pasta morbida e grassa, di un ricco colore rosso-bruno. 

In particolare i suoi violoncelli e violini ottennero riconoscimenti presso gli strumentisti della locale Accademia e la sua fama arrivò anche oltre oceano. Dove egli abbia appreso a costruire strumenti così raffinati e sonori non è facile sapere, anche perché il suo apprendimento era quello di autodidatta. Si pensa che suoi rapporti con il maestro di violino Carlo Verardi e con la famiglia di liutai di origini modenesi Tadolini, abbia dato impulso alle sue innate capacità ma ad oggi non abbiamo conferme certe.

In ogni caso la fama del Fiorini si diffuse, attirò a sé gruppi di giovani desiderosi di apprendere l'arte e tra questi suo figlio Giuseppe al quale si affiancaro nomi come Augusto Pollastri, Armando Monterumici, Cesare e Oreste Candi, per citare i più famosi, diventando così un “caposcuola”.

I rapporti di Raffaele col figlio Giuseppe non sono facili e i due si separano presto, così che nel 1885 Giuseppe apre una sua bottega. I primi riconoscimenti Giuseppe li consegue a Milano nell'esposizione del 1881 e in seguito a Bologna nel 1888 con medaglia d'oro nell'esposizione Internazionale a celebrazione dell'VIII Centenario dalla fondazione dell'Università. Nel 1889 il giovane liutaio si trasferisce a Monaco di Baviera dietro consiglio di Andreas Rieger, liutaio e commerciante di origini mittenwaldesi, ne sposa la figlia e alla sua morte nel 1896, ne eredita la bottega e l'attività.

Il grande prestigio nella costruzione di strumenti musicali e la continua richiesta di perizie su strumenti antichi gli aprono le porte della Confederazione dei liutai tedeschi fino a ricoprire la carica di Presidente. Siamo agli inizi del Novecento e la nomina a Presidente rappresenta un risultato notevole per un italiano in territorio tedesco. Quando nel 1915 l'Italia entra in guerra contro la Germania, Giuseppe Fiorini, rendendosi conto delle difficoltà che gli può causare questa situazione, decide di trasferirsi in Svizzera e di andare ad abitare a Zurigo. Lo precede la fama di grande liutaio, che gli permette di costituirsi di nuovo una cerchia di discepoli e di amici. Saranno questi a permettergli l'opportunità di un incontro che cambierà le sorti della storia della liuteria, cioè acquistare la raccolta dei cimeli   Stradivariani dalla Marchesa di Torino, Paola Dalla Valle, che ancora li deteneva. Da tempo si era reso conto che, ai fini della rinascita della liuteria italiana, era indispensabile riferirsi a questa collezione, per rendersi conto del modo di lavorare di Stradivari e ridare lustro e consolidare le modalità costruttive degli strumenti ad arco. Era infatti la figura di Stradivari il tramite con il quale ristabilire i contatti direttamente con la più omaggiata tradizione italiana.

Nel 1920, dopo lunghe trattative, la Collezione passa nelle mani di Giuseppe Fiorini che assicura ne farà dono a una Istituzione pubblica italiana. Nel 1923 si recò a Roma con l'intento di aprire una scuola di liuteria, ma non riuscì a realizzare questa sua ambizione a causa di una seria malattia agli occhi che lo rese quasi cieco costringendolo ad abbandonare la sua arte. Tornò a Bologna e poi partì per Monaco confidando di recuperare la vista ma ogni cura fu purtroppo inutile. Svanita questa speranza, affidò l'attività di riparazione dei violini al suo allievo ed amico Wolfgang Turcke-Bebie (1878-1958), poi divenuto un valido liutaio di Bologna, che già altre volte lo aveva sostituito quando si trovava all'estero.
Nel 1930 decide di donare al Museo di Cremona la sua collezione di cimeli appartenuti a Stradivari, con l'obbligo che fosse pubblicamente esposta e col proposito di fondare una scuola di liuteria da lui diretta. La donazione si svolge ufficialmente il 26 ottobre 1930 con grandi elogi verso il cav. Giuseppe Fiorini da parte del podestà, che definisce il dono con il titolo di “principesco”.

Ma il 24 gennaio 1934 Giuseppe Fiorini muore a Monaco di Baviera e, secondo le sue volontà, viene sepolto sull'isola di San Michele nel cimitero  di Venezia accanto alla madre Teresa Obici.

I suoi allievi più affermati sono stati: Ansaldo Poggi, Paolo Morara, Turcke Bebie, Giuseppe Castagnino, Pietro Messori e Arrigo Tivoli-Fiorini.

Il resto è storia nota.

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Lorenzo Frignani

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