Il senso del liutaio nell'era dell'Intelligenza Artificiale, riflessioni sul valore dell'artigianato
08 dic 2025
A distanza di venti anni dall’inizio della mia attività di liutaio, ho iniziato a farmi una semplice domanda: Che senso ha il mio lavoro?
L’opportunità di riflettere concretamente sull’argomento mi è stata data in occasione del festival chitarristico dell’accademia “A. Segovia” di Pordenone nell’autunno 2024. Sono stato invitato a presentare una conferenza sulla liuteria a tema libero. Da qui nasce la conferenza dal titolo “Il senso del liutaio nell’era dell’intelligenza artificiale” che ho avuto modo di esporre anche presso l’Accademia di liuteria Piemontese e, durante il FVG International Music Meeting di Sacile.
Sperando di condividere con voi una ulteriore occasione di riflessione, vi invito a leggere ed eventualmente commentare quanto scrivo. Grazie.
IL SENSO
Che senso ha il mestiere del liutaio? In questa epoca di “intelligenza” artificiale ci troviamo quasi a dover giustificare la nostra esistenza umana, in quanto creature limitate e votate all’errore, alla lentezza. La società contemporanea e l’homo occidentalis sono affannati dalla perenne ricerca di performance, efficienza e infallibilità e, perché no, con un certo desiderio di immortalità. Allora perché ostinarsi a perpetuare questa limitatissima specie umana?
La lettura de “A proposito del senso della vita” di Vito Mancuso, teologo e filosofo, mi ha portato ad indagare la natura del mio mestiere considerando la parola italiana “Senso” nelle sue tre accezioni: significato, sensazione e direzione.
SIGNIFICATO
Perché continuiamo a costruire oggetti di artigianato quando l’industria può produrre oggetti funzionali a costi ridotti? Che significato hanno questi manufatti e questo mestiere?
"Viva fui in silvis, sum dura occisa securi, dum vixi tacui, mortua dulce cano".
(Vissi viva nei boschi, fui abbattuta dall'ascia, mentre vivevo tacevo, morta canto dolcemente).
Questa frase latina veniva inscritta sotto le tavole armoniche o incisa sulla superficie di alcuni strumenti rinascimentali. In poche parole, essenziali e poetiche, esprime il destino del legno che, silenzioso in vita, trova voce solo dopo la trasformazione artigianale. Per questo, ancora oggi alcuni liutai rinnovano la tradizione come gesto di memoria e gratitudine verso la materia che diventerà suono.
La liuteria non può prescindere dalla materia e la ricerca del legno rappresenta la partenza dell’ispirazione. Quando il legno viene scelto e lavorato con rispetto, la liuteria diventa un rito di passaggio: la materia viene trasformata continuando a “vivere” nel canto dello strumento. Così l’antico motto non è solo una citazione poetica, ma la sintesi di un’etica della cura che unisce natura, uomo e musica.
Ma il liutaio è un artigiano o un artista? La riflessione sul ruolo del liutaio attraversa secoli di storia del pensiero, e lo spunto di partenza lo possiamo ritrovare nella semantica, a partire dal concetto greco di téchné: un sapere organizzato, una capacità creativa che unisce abilità tecnica e dimensione spirituale. In latino ars indicava ogni attività che richiedesse apprendimento, e l’artifex era tanto l’artigiano quanto il creatore di opere simboliche.
Dante fu il primo ad usare il termine “artista” nell’opera “Il Convivio” rapportando la capacità artistica e l’esecuzione sublime alla bellezza del creato e della natura. La separazione sette-ottocentesca tra “belle arti” e arti meccaniche ridefinì l’idea dell’arte come creatività che nasce dall’ispirazione e va contemplata per puro piacere estetico, mentre l’artigianato viene considerato una pratica utilitaristica, mera operatività.
Questa distinzione, però, nella liuteria perde rigidità. Il liutaio si muove in un territorio ibrido: manipola la materia come un artigiano, ma dà forma a un’idea, come un artista. La sua creazione non è un prodotto seriale, bensì un oggetto unico, irripetibile, frutto di sensibilità estetica, conoscenze tecniche ed esperienza personale. Lo strumento musicale nasce da un atto di pensiero generante, da un’idea creatrice, prima che da un gesto manuale.
Ogni innovazione storica, (dalla forma B di Stradivari alle chitarre di Torres, Ramírez o Dammann) dimostra come la liuteria sia un campo creativo in cui l’idea scuote la tradizione, esattamente come accade nelle arti figurative. Lo strumento racconta la visione di chi l’ha costruito e diventa testimone di una cultura materiale e immateriale.
La liuteria, inoltre, appartiene al patrimonio culturale vivente: un sapere che si tramanda, caratterizzato da tradizioni territoriali (scuola cremonese, bolognese, veneziana, napoletana) e da una complessità che richiede sia l’occhio del costruttore sia quello dello studioso e del critico. Costruire uno strumento significa scegliere materiali, conoscere la storia, progettare un timbro, dialogare con il musicista. È un processo in cui tecnica e ispirazione coincidono. Per questo, quando forma e suono raggiungono un’unicità irripetibile, lo strumento diventa davvero un’opera d’arte.
SENSAZIONE
Cosa accade quando ci troviamo di fronte a uno strumento musicale di liuteria? Quale atmosfera avvolge chi lo costruisce e chi lo suona? La risposta non riguarda solo il suono, ma l’insieme di sensazioni, emozioni e percezioni che nascono dall’incontro tra artigiano, musicista e oggetto.
Una chiave di lettura illuminante arriva dalla teoria dell’atmosfera elaborata dal filosofo Gernot Böhme: ogni oggetto o ambiente emana una qualità emotiva che influenza profondamente chi la percepisce. In questa prospettiva, uno strumento costruito a mano non è un semplice manufatto tecnico, ma un generatore di atmosfera, impregnato dell’intenzione, del gesto e della visione del liutaio.
Pensiamo all’emozione che suscita un violino di Stradivari o una chitarra di Torres: prima ancora del suono, questi strumenti emanano un’aura che induce rispetto e meraviglia. È l’eco di una storia, di un nome, di un’abilità che ha attraversato il tempo e che continua a vibrare nello sguardo di chi osserva.
Anche il musicista, suonando uno strumento costruito su misura, entra in una dimensione percettiva più profonda: si immerge in un’atmosfera che il liutaio ha contribuito a creare, instaurando un dialogo invisibile che supera il piano tecnico. La chitarra si trasforma così in un’estensione reciproca, un punto di contatto tra due sensibilità che si incontrano nel suono.
Le neuroscienze confermano che l’interazione con oggetti artistici attiva aree del cervello legate all’emozione, alla ricompensa e all’empatia. Suonare uno strumento artigianale, dotato di storia e intenzione, genera risposte più intense rispetto a uno strumento industriale. Qui entra in gioco anche un “effetto placebo estetico”: aspettative, credenze e narrazioni influenzano la percezione sonora e tattile, rendendo l’esperienza più ricca e personale.
Il filosofo Tonino Griffero parla di “peso atmosferico” delle cose: ogni oggetto possiede un’aura che ne determina la presenza sensibile. Nel caso della liuteria, questa aura include anche l’imperfezione, non come difetto, ma come traccia umana che aggiunge autenticità e profondità emotiva. Il laboratorio del liutaio diventa così uno spazio denso di atmosfera: un luogo in cui il legno, gli attrezzi e le mani che li lavorano costruiscono una narrazione condivisa, destinata a espandersi quando lo strumento entrerà nella vita del musicista.
Ogni chitarra, dunque, non è solo un oggetto sonoro, ma un mezzo di relazione. La sua atmosfera evolve nel tempo: cambia sui palchi, nelle ore di studio, nelle mani di chi la suona. Si stratifica, si arricchisce, diventa storia. Ed è forse proprio questa stratificazione emotiva, più ancora delle misurazioni acustiche, a rendere unico e irripetibile uno strumento artigianale.
DIREZIONE
La costruzione degli strumenti musicali è legata alle esigenze dei compositori, dei musicisti e dello sviluppo della musica. Ma i percorsi differiscono in modo evidente da uno strumento all’altro. Se si considera la famiglia degli archi, è facile notare come le varie caratteristiche, i modelli e le dimensioni si siano stabilizzate nel IXX secolo.
Nella chitarra classica, invece, la sperimentazione e la ricerca di nuovi modelli e tecnologie è ancora in atto. Spesso si scardinano vecchie certezze per nuovi tentativi al fine di creare strumenti più prestanti ed efficienti. Vero è che la storia e il tempo compensano le frivolezze e i tentativi più arditi ritornando a concetti costruttivi più sensati, razionali e consolidati. Le variazioni sul tema, quindi, non seguono solo necessità pragmatiche ma si estendono anche negli ambiti del design, dell’arte e dei messaggi di contenuto più o meno espliciti.
Nelle ultime edizioni del REG (Roma Expo Guitars), una mostra che ha segnato una crescita decisiva nel panorama della liuteria chitarristica Italiana, la tendenza di molti liutai è quella di andare oltre l’oggetto chitarra e di arricchire lo strumento musicale con dei concetti che lo rendano davvero unico. Il pretesto fu dato dalla proposta che gli organizzatori avevano fatto ai liutai espositori. L’invito fu quello di costruire una chitarra Limited Edition ad hoc per la mostra. Da questa iniziativa sono emersi nuovi stimoli, moltissime idee e un nuovo modo di vedere e concepire la chitarra.
Immaginiamo quindi un Philippe D’Averio che passeggia tra i tavoli della mostra e ritrova i quadri di Klimt nella rosetta di Silvia Zanchi o le geometrie e i colori di Sonia Delaunay riprodotte fedelmente nella chitarra di Enrico Bottelli. Continuando con le citazioni d’arte, ci si affaccia all’interno della “Sibilla”, chitarra di Fabio Zontini, e si ritrova un dettaglio della Cappella Sistina dipinto su tutta la superficie interna dello strumento. Il pavimento visto durante un viaggio a Marrakesh diventa il pattern della rosetta di Daniele Marrabello, Marco Lijoi invece trasferisce la sua passione astronomica in una costellazione che incornicia la buca.
Degno di nota e ammirevole l’omaggio che Giacomo Guadagna fa alla sua Sicilia. Se ad un primo sguardo sembra di intuire della pop-art in realtà la citazione è quella dei colori delle maioliche che arrivano alla stabilità di una porzione di rosetta tradizionale passando dalla confusione partita da un punto fuori tema ed alieno dai colori espressi prima. Quel punto rappresenta la strage di Capaci che genera morte e caos e si contrappone all’arte e alla bellezza della musica: magistrale Guadagna!
Chi vi scrive ha dedicato invece tutta la sua produzione a Venezia e all’Italia rappresentando la bifora del Palazzo Ducale nella rosetta, ma anche ricordando, nella serie Ducale Aurea, le volte di San Marco e la Basilica della Salute con la sua Panagia Mesopanditissa come simboli di pandemie e guerra del passato e del presente.
Gli esempi riportati vanno al di là dell’oggetto chitarra come strumento utile. La chitarra non è completa senza il chitarrista, si erge a strumento musicale solo quando un musicista la suona, prima lo è solo in potenza. Quindi ogni deviazione dagli elementi strutturali e musicali serve a creare quel valore aggiunto per rendere la chitarra unica ed affine a chi la sceglie.
Presagire il futuro è un compito decisamente arduo, soprattutto in quest’epoca globale e ipertecnologica. Non è facile intuire dove andrà la liuteria; se rimarrà nei musicisti il bisogno di cercare dell’umano nel proprio strumento o saranno portati, per ragioni di budget e di opportunità, ad acquistare una chitarra prodotta in serie ad un prezzo medio/basso. Come in altri mercati di nicchia e di alta qualità, il valore aggiunto è da ricercarsi nell’unicità, nella qualità e nelle idee creative.
Quindi è la necessità il punto cardine. Finché l’essere umano avrà necessità intime e bisogni spirituali, nonché immaginazione per andare oltre il concreto, allora l’uomo cercherà l’umano, ciò che è vivo. L’algoritmo, il computer (nostri moderni golem), non hanno necessità ma rispondono alle necessità poste dall’uomo, come si deduce dal bellissimo saggio del filosofo Maurizio Ferraris “La pelle” dove vengono spiegate le differenze tra l’intelligenza umana e quella che, erroneamente, viene definita “intelligenza” artificiale ma che altro non è se non una memoria estesa ed in espansione.
CONCLUSIONE
In conclusione, come un auspicato ritorno dal kaos all’origine, vorrei chiudere con una frase che non vuole rappresentare una fine ma una direzione da seguire, una sensibilità da affinare ed una ragione per cui continuare ad usare le mani per costruire e suonare:
“Beauty is truth, truth beauty, - that is all
Ye know on earth, and all ye need to know."
“La bellezza è verità, la verità è bellezza, quello è ciò che sai del mondo e tutto ciò che devi sapere.
Ode on a Grecian urn - John Keats
Marco Maguolo Liutaio
Favaro Veneto 25 novembre 2025
NOTE
Vito Mancuso riflette sul rapporto tra interiorità, senso e qualità spirituale delle esperienze, concetti applicabili alla percezione dell’atmosfera generata da uno strumento musicale (Mancuso, 2007, 2016, 2019).
Gernot Böhme sviluppa il concetto estetico di “atmosfera” come qualità percettiva che emerge tra soggetto e ambiente, andando oltre il puro oggetto estetico (Böhme, 2010; 2017).
Tonino Griffero amplia la teoria delle atmosfere introducendo le “quasi-cose” e il ruolo dello spazio emozionale condiviso (Griffero, 2010, 2016).
L’idea heideggeriana di Dasein contribuisce a comprendere il rapporto esistenziale tra individuo e mondo circostante (Heidegger, 1927/2006).
La narrazione di Wolf Wondratschek (2016) offre un parallelo poetico sulla “vita” degli strumenti artigianali attraverso la storia di un violoncello.
Le neuroscienze confermano che l’interazione con oggetti a forte valore estetico attiva aree cerebrali legate a emozione, empatia e ricompensa (Gallese & Freedberg, 2007; Ramachandran & Hirstein, 1999).
La documentazione e le ricerche dell’Associazione Liutaria Italiana forniscono un contesto tecnico e culturale utile per la comprensione delle pratiche contemporanee di liuteria (ALI, n.d.).
BIBLIOGRAFIA
Böhme, G. (2010). Atmosfere. Estetica come nuova teoria della percezione. Marinotti.
Böhme, G. (2017). The aesthetics of atmospheres. Routledge.
Gallese, V., & Freedberg, D. (2007). Mirror and canonical neurons and the neural basis of empathy and aesthetics.Trends in Cognitive Sciences, 11(5), 197–203.
Griffero, T. (2017). Atmosferologia. Estetica degli spazi emozionali. Mimesis.
Heidegger, M. (2006). Essere e tempo (Trad. it.). Longanesi. (Opera originale pubblicata nel 1927).
Mancuso, Vito. A proposito del senso della vita. Garzanti, 2021.
Ramachandran, V. S., & Hirstein, W. (1999). The science of art: A neurological theory of aesthetic experience. Journal of Consciousness Studies, 6(6–7), 15–51.
Wondratschek, W. (2005). Mara. Autobiografia di un violoncello. Ed. Ponte alle Grazie.
Liuteria, Musica, Cultura. Organo ufficiale dell’Associazione Liutaria Italiana (A.L.I.), vari articoli di: Anna Lucia Maramotti Politi, Gio Batta Morassi, Alberto Bernini, Deborah Bottani, Alexis Legrosdidier.
Ferraris, Maurizio. La pelle. Bologna: Il Mulino, 2025.
Keats, John. “Ode on a Grecian Urn.” In The Complete Poems, edited by John Barnard, 344–45. Penguin Classics, 2014.
Sacconi, Simone Fernando. The Secrets of Stradivari. Cremona: Libreria del Convento, 1979.
Galleria fotografica
Marco Maguolo
© Riproduzione riservata
08/12/2025